Trasferirsi a Roma, in quel periodo, mi viene da pensare che era il periodo sbagliato. Era quello il periodo dell’Isis, che tutti dicevano che era un’organizzazione che voleva colpire i simboli del sistema occidentale, e un simbolo del sistema occidentale è senza dubbio Roma. Ma Roma simboleggia un certo tipo di sistema occidentale, che per stereotipo è raffazzonato e molle, così probabilmente anche l’Isis aveva mandato lì i suoi guerrieri che però erano i più raffazzonati e molli.
Accadde allora un giorno fuori Santa Maria Maggiore, che è una chiesa che ci ha le qualità, magnifica, grossa, non per niente si chiama Maggiore, mica un nome messo a caso, accadde un giorno che due terroristi urlarono Allah Akbar e si lanciarono addosso ai soldati armati che stavano vigilando giustappunto gli ingressi di quella chiesa. Però i due terroristi si vede che non erano molto convinti, urlarono Allah Akbar, si lanciarono addosso ai due soldati, cercarono di strappargli i mitragliatori, non ci riuscirono.
Allora urlarono Allah Akbar, come per dire Forse non avete capito bene!, si lanciarono di nuovo addosso ai due soldati, provarono a strappargli ancora i mitragliatori, non ci riuscirono nemmeno quella volta. Così dovettero pensare che qualcosa che non stava funzionando, e che forse non stavano pronunciando bene la formula, non lo so, non è mica una cosa facile fare il terrorista al giorno d’oggi, almeno credo, quindi a quel punto dissero Vabbè, lasciamo perdere.
Ma i soldati non lasciarono perdere mica per niente, anzi li misero proprio agli arresti, e lì finì l’attentato terroristico ai danni del sistema occidentale simboleggiato dalla chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma.
Mi viene da pensare che era il periodo sbagliato per trasferirsi a Roma, quel periodo. C’era per esempio un sindaco, che era un sindaco che da fuori Roma sembrava stesse facendo delle cose buone. Aveva aperto un sacco di stazioni della linea nuova della metropolitana, per fare un esempio, proprio quella linea nuova che passa anche per il Pigneto.
Ma quel sindaco, che da fuori sembrava stesse facendo delle cose buone, da dentro sembrava che stesse facendo cose a caso, e i giorni prima di trasferirmi a Roma venni a sapere che quel sindaco era stato sfiduciato dal suo stesso partito, con il quale battibeccava un giorno sì e l’altro, invece, pure. E quindi mi sono trasferito a Roma che la capitale d’Italia era senza sindaco.
C’era però questo movimento, appena nato, che per ora si era limitato a dire parolacce in piazza, adesso invece volevano cominciare a dire le cose serie. C’era questo movimento che stava diventando importante e che voleva mettere una sindaca a Roma approfittando che momentaneamente non c’era nessuno. Che per carità, mi sembrava una buona idea, questi del movimento si presentavano come brave persone, oneste, forse un po’ impreparate, commentava qualcuno, ma lo sapete, la gente è malevola. L’importante è che uno ci ha le buone intenzioni, pensavo.

© Francesca Zanette

Al Pigneto c’erano ben due cinema, che io avevo scelto di trasferirmi a Roma anche per il cinema, ce n’era uno che era un ex cinema pornografico pentito, e poi un altro che era proprio il cinema di quartiere. Quando arrivai a Roma il quartierino era tutto in festa, che c’era la Festa del Cinema di Roma, io arrivai con il trolley, vidi che c’era il red carpet, vidi che c’era il cinema che era un cinema pornografico, vidi che c’era il cinema di quartiere, pensai Che zona cinefila che ho scelto, che selezione efficiente che ho fatto.
Finì la festa del cinema di Roma, chiusero tutti e due i cinema, che quello di quartiere aveva avuto dei problemi con il Comune, e quello che era un ex cinema pornografico era stato aperto, sì, ma solo così, per fare un esempio.
Era un periodo sbagliato per trasferirsi a Roma, mi viene da pensare, ma i Romani parevano non accorgersi che c’era immondizia dappertutto, la gente diceva Qua finiamo per diventare come Napoli. A Napoli, che aveva avuto il problema dell’immondizia, lì intanto il problema l’avevano quasi risolto, qui a Roma si era in piena crisi, l’immondizia si stava prendendo le strade. Non se ne accorgevano, i Romani, dicevano Per fortuna non siamo ancora ai livelli di Napoli, e dicevano anche che i turisti tanto arrivavano comunque, preferivano girarsi dall’altra parte, che però pure se ti giri la puzza arriva lo stesso, mica solo i turisti.
Per trasferirsi a Roma era forse un periodo sbagliato, ma io ero contento comunque di essermici trasferito. A Roma c’era tutto, la storia, la politica, la chiesa, c’era il cinema, a Roma. Gran parte dei film italiani sono stati girati lì, e persino Totò, che è un’icona napoletana, buona parte dei film di Totò erano ambientati a Roma.
Ero contento di essermi trasferito a Roma, che io ci ho sempre avuto lo spirito collezionista, volevo conoscerne tutti i vicoletti, i sampietrini, le cupole. Volevo saperne tutta la storia, la geografia, volevo carpirne tutti i segreti, pensa un po’.
Passavano i giorni, passavano i mesi, io e Maria facevano le gite per la nostra nuova città, le passeggiate a Monti, gli eventi al Maxii e al Forte Prenestino, i murales a Tormarancio, i concertini al Monk, passavamo le domeniche a scoprire nuovi quartieri, o a indagare meglio il nostro, che poi per l’esattezza era il mio, ma vabbè.

Maria continuava anche nella lotta contro lo sradicamento dei pini, conobbe una responsabile del settore giardini, era una donna in gamba, schietta, preparata, le disse Il problema è che molti pini sono stati piantati a ridosso dei marciapiedi, i pini sono alberi che hanno radici che si espandono, dopo alcuni anni le radici si ingrossano, infrangono i marciapiedi, riemergono dalla strada, sono un pericolo pubblico.
La responsabile del settore giardini disse che capiva le buone intenzioni degli abitanti del Pigneto amanti dei pini, ma purtroppo le buone intenzioni da sole non servono, diceva la responsabile, occorre anche conoscere le cose, diceva, e mi sembrava che aveva ragione. Anche Maria si convinse. Non dobbiamo fare più il video?, le chiesi, una volta che venne al Pigneto, da me.
No, mi rispose lei.
Evvai!, gridai io, e nell’esaltazione generale anche la piantina si esaltò, si tuffò giù dalla mensola, che porca la maiala, mai un momento di gioia, pure i piccioni, dalla grondaia della moschea dirimpetto, sembravano guardare la scena e deridermi.

Il nuovo movimento politico riuscì a prendersi Roma. Adesso le parolacce le dicevano di meno, la sindaca ci aveva un bel vestito, sorrideva nelle foto, si dava da fare, sembrava.
I giorni passavano, i mesi pure, l’immondizia stava sempre là, ma era un problema importante, non è che si poteva risolvere in due giorni, bisogna-a darci tempo.
E col tempo mi accorgevo che a Roma la storia, la geografia, i vicoli, i sampietrini, erano troppi per entrare in qualsiasi teca da collezionista, in qualsiasi museo. La gente scavava una buca e trovava un’antichità, spostava una cassetta elettrica e scopriva un reperto. A ridosso del Pigneto, in quel periodo in cui mi trasferii, proprio sulla Prenestina spostarono un po’ di terreno, trovarono un lago, per dire.
Più passava il tempo e più capivo che Roma era incollezionabile, che il senso della misura, lo sapete, il senso della misura è importante, e allora successe che mi arresi.
E nello stesso momento successe che uno studio di Milano mi aveva fatto una proposta lavorativa che mi pareva buona, mi pareva onesta, che a un certo punto feci due calcoli e mi dissi Sì, è vero, io e Maria praticamente siamo freelancer, che vuol dire che teoricamente possiamo lavorare dove vogliamo, ma è vero pure che da quando siamo a Roma i lavori arrivano solo da Milano.
Parlai anche con lei di questa bizzarria geografica, e lei si ricordò di come a Milano, che poi era la sua città, non si stava così male, che era una città senza troppa immondizia per strada, una città molto più piccola, una città a misura di collezionista.
Si ricordò pure che a Milano, non in centro ma in periferia, si era appena liberata una casetta di proprietà dei suoi genitori. Una casetta sola?, chiesi io, Ma noi siamo in due!, specificai dopo accurata osservazione. Ci si entra comodamente anche in due, mi disse lei.
Avvisammo tutti che ci saremmo trasferiti, era passato un anno, quell’anno così particolare, così denso di vicoli, viuzze e sanpietrini, s’era fatto autunno, ma faceva ancora caldo. Le chiamavano le ottobrate romane, che dovrebbe fare caldo, invece si sta bene, si sta all’aperto come solo al centro-sud si riesce a stare.
Gli amici ci venivano a trovare ogni sera al Pigneto, s’erano decisi, ci dicevano Come si sta bene all’aperto, Come si sta bene al Pigneto, dicevano Peccato che ve ne andate altrimenti ci saremmo tornati più spesso, io pensavo Andatevene affanculo, ma lo pensavo soltanto, l’educazione è la prima cosa.

Ci trasferimmo a Milano che era un giorno di sole, io portai Maria in casa prendendola in braccio, come nei film fanno le coppie sposate. Ci trasferimmo in questa casetta che non era in centro, ma aveva la metropolitana a due passi che funzionava davvero, non come quella del Pigneto che venne dichiarata la linea metropolitana meno utilizzata d’Europa.

Ci trasferimmo a Milano e ci portammo dietro pure la piantina grassa e, per affezione, ero indeciso se portarmi appresso pure un paio di piccioni. Maria disse di no. Ci trasferimmo a Milano e ci viviamo ancora oggi, ma io ogni tanto ci ripenso al Pigneto, a quel quartierino così a modo, così multiculturale, che sta a Roma ma sembra un paese, e che abbiamo lasciato esattamente con gli stessi problemi trovati all’arrivo.
Ogni tanto ripenso a quando ero al Pigneto, che ora siamo a Milano, non in centro, in periferia, e fa un po’ male, bisogna dirlo, fa un po’ male venirne fuori, dal centro delle cose.


Angelo Mozzillo cresce a Orta di Atella, dove l’estrema provincia di Caserta incontra quella di Napoli. Tale peculiarità topografica fa sorgere in lui una ricerca anelante per i centri, che lo induce a trasferirsi prima a Milano, poi a Roma, poi ancora a Milano.
Scrive sceneggiature, libri per bambini, reportage narrativi. I suoi racconti sono finiti sulle riviste L’inquieto, Risme, Efemera. Il suo reportage Il postino del mare fa parte della raccolta Gli Ultrauomini, pubblicata da CTRL Books.