“C’è una luce che non si spegne mai”, dicevano quelli. In questo caso è la luce di Turnèl #3.
Dopo una lunga assenza, torna la rivista online e parallela di Bomarscé, una pubblicazione fluida, improvvisa e situazionista, “dove c’è musica e c’è gente giovane e viva”, come dicevano quelli. In Turnèl #3, oltre, appunto, alla musica e alla gente, ci sono ben quattro racconti inviati durante la call dedicata al tema del Confine, ormai oltre tre mesi fa: un tempo tutto sommato lontano, quando si avrebbe voluto dire a qualcuno “portami fuori stanotte, perché voglio vedere la gente, e voglio vedere la vita”, come dicevano quelli, ma non si poteva ancora.
Ora che si può, però, vi consigliamo di prendervi comunque del tempo per leggere quattro testi che parlano di confini, di passaggi, di viaggi, e il cui senso ultimo (più o meno), può essere riassunto nell’esclamazione: “Oh Dio, la mia occasione è finalmente arrivata”, come dicevano quelli.


Sono qua: clicca sui titoli per leggere i racconti.

1 – Punti fermi, di Claudia De Angelis, ricorda il canto del Paradiso in cui Dante si compenetra con la luna. In questo caso, Dante si chiama zia Silvia, ma il problema della conoscenza è lo stesso.

2 – La deriva, di Angelo Cavaliere, è un’allegoria del confinamento, più che del confine. Fuori dalle case c’è una luce, ma può essere alimentata solo dalle persone, senza di loro muore.

3 – Macchina rossa, di Stefano Serri, è il racconto di uno psicopompo. Ci sono alcune frasi di una nitidezza commovente, ricche si senso: le lasciamo scoprire alle lettrici e ai lettori.

4 – La campana, di Alessandro Mambelli, ovvero saper raccontare una storia di emozioni estreme, aderendo a un modello. Per chi suonerà, oggi, la campana? 

“Bene, il piacere, il privilegio è mio”, dicevano quelli.
Buona lettura.