Buongiorno (buon pomeriggio, buonasera o buonanotte) e benvenuti all’ennesima occasione speciale. L’occasione per leggere Turnèl #6 – Strane cose. Un titolo che forse vi sembrerà un riferimento all’attualità, e non solo perché da un po’ di tempo la nostra vita è piena di strane cose, ma soprattutto perché un fortunatissimo prodotto culturale audiovisivo, molto in voga nel momento in cui stiamo scrivendo, s’intitola proprio così. Cioè, così ma in un’altra lingua. Sembra un po’ una definizione da Settimana Enigmistica: “Strane cose… per gli anglosassoni”.
Ma, come sempre, la lingua presenta il suo conto: strane cose non è proprio un uguale semantico, lo specchio distorce, e proprio mentre provi a immergerci la mano, lo rompi e ti tagli. E ci devi davvero stare attento.

I quattro racconti che presentiamo in Turnèl #6 – Strane cose, selezionati tra quelli arrivati in occasione della call di Bomarscé a tema Maternità/paternità, sembrano diversissimi ma in realtà in tutti ci sono… strane cose. Qualcosa di onirico, o meglio qualcosa che emerge da un altro stato di coscienza, oppure che rimanda a un luogo mitico, lontano e, persino, crudele.


Clicca sui titoli per leggere i racconti.

1 – Sogno di un amore, di Paolo Sus, è un racconto grottesco ma mica tanto, leggero e straniante, a tratti terrificante, in cui i personaggi reagiscono alle situazioni in modi impossibili da definire.

2 – Tre giacinti viola, di Barbara G. Castaldo, è un testo che sa di altrove, di storie tramandate da donne, in una scrittura pulita, lieve, pacificata.

3 – Gli occhi di tuo padre, di Antonio Villani, ha per protagonisti una bambina, poi una giovane donna, un orco, una maledizione familiare: insomma, una favola con la sua morale.

4 – Morsi, di Nicole Trevisan, è un incubo poetico, una teoria del doppio, una “potenza prima di essere parola”. Un monologo muto, per chi non può sentirlo.

E voi, lo fareste un patto con Dio, pur di risalirci su quella collina?
Buona lettura.